Stato spagnolo, dopo le europee: ricostruire un progetto ecosocialista   

Comunicato di Anticapitalistas

I risultati delle elezioni europee fotografano i rapporti di forza nella situazione presente: l’estrema destra avanza su scala europea, i partiti del centro e della destra tradizionale continuano ad arretrare, ma mantengono le loro posizioni relative, la sinistra resta in ultima posizione. Dopo l’ascesa e la capitolazione delle forze della sinistra anti-neoliberale emerse dopo le mobilitazioni contro la crisi del 2008, il pendolo è andato dall’altra parte ed siamo confrontati una situazione reazionaria.

Queste elezioni europee sono state segnate dall’ascesa del militarismo e dal sostegno dell’UE al genocidio in Palestina. Indubbiamente ci sono state forti mobilitazioni a sostegno della resistenza del popolo palestinese, che costituiscono una speranza, ma ciò che predomina a livello politico è la formazione di una nuova forte ideologia neocoloniale. L’estrema destra si alimenta sulla chiusura delle frontiere, sul razzismo, sulla politica di divisione della classe operaia, unificando le reazioni identitarie in Europa. Tra la guerra ad oriente e la paura di ciò che viene dal Sud, l’Europa ripiega su una politica imperialista di seconda classe e il costante degrado delle condizioni di vita e delle e dei diritti democratici all’interno degli Stati. Questa controrivoluzione preventiva è il prodotto del fallimento delle forze di sinistra, che hanno invece caratterizzato le dinamiche del ciclo precedente. Non dobbiamo dimenticarlo: se lo facessimo, crederemmo che questa situazione sia inevitabile.

È una situazione difficile, ma stata determinata dalle vicende politiche: non è magia.

Lo Stato spagnolo non è estraneo a queste dinamiche, anche se si manifestano alcune peculiarità. Da una parte, si conferma la restaurazione del sistema bipartitico “con stampelle” a destra e a sinistra: l’egemonia del PSOE a sinistra, il consolidamento del PP a destra. Rimane Vox, ma ha la concorrenza alla sua destra, della piattaforma “Se acabó la fiesta” di Alvise, un piccolo “folletto” neofascista, capace di coniugare l’odio per i migranti e la misoginia, con il culto di figure come il piccolo Nicolás. La sinistra, subordinata al PSOE ma non parte di esso, ha perso centinaia di migliaia di voti: Sumar ha conquistato tre seggi e Podemos ne ha conquistati due, anche se con percentuali che qualche anno fa sarebbero state considerate, da chi le valorizza oggi, come sinonimo di forte marginalità.

Dopo aver ricomposto brevemente la mappa, noi di Anticapitalistas vorremmo sollevare alcune questioni da discutere:

* L’ascesa dell’estrema destra si combatte combattendo i fattori materiali, culturali e politici che rendono possibile la diffusione di queste idee, non adattandosi ad esse. Ma le idee non si combattono solo con le idee: si combattono con la forza sociale. In queste elezioni il tasso di astensione è stato del 50%, il che indica in parte la disaffezione di un settore importante della popolazione nei confronti del sistema politico. Non si tratta di misurare tutto in termini elettorali: è l’assenza dalla scena politica dei settori più sfruttati e oppressi, comprese le persone di origine migrante, a determinare questa situazione. Senza “depassivizzare” la situazione politica e costruire organizzazioni che servano da terreno per far maturare una nuova situazione, l’estrema destra continuerà a sfruttare le faglie del sistema per avanzare.

* L’estrema destra non propone un cambiamento di modello politico, una rottura con il regime liberale, ma piuttosto la radicalizzazione delle sue caratteristiche più dannose per le classi popolari. In questo senso, il binomio estrema destra-estremo centro alimenta questa dinamica in cui le classi medie e il loro panico morale impongono una dinamica politica basata sulla difesa al ribasso delle loro posizioni all’interno del sistema mondiale in crisi. Per quanto mostruose ed eccentriche possano essere le sue forme ideologiche, questo è il cuore di ogni politica reazionaria.

*La socialdemocrazia, nello Stato spagnolo, ma anche in altri Paesi in cui governa, come in Germania, ha alimentato, come nessun altro, il regime di guerra e di confronto in cui siamo immersi. Senza una vera politica redistributiva o grandi riforme da proporre, la sua difesa formale delle libertà si dimostra impotente o complice di fronte a fondamentali arretramenti democratici e sociali. Nello Stato spagnolo lo sappiamo bene, prima con il governo PSOE-Unidas Podemos, ora con Sumar: non sono riusciti ad abrogare la legge bavaglio, a impedire che la politica razzista si autoalimenti, non sono stati rafforzati i punti di forza  giuridici e difensivi della classe operaia, il denaro pubblico continua ad essere trasferito alle grandi imprese, non sono state interrotte le relazioni con lo Stato genocida di Israele.

* Il grande assente nel dibattito pubblico di queste elezioni, a livello programmatico, è stato il tema dell’esaurimento distruttivo del sistema capitalista espresso dalla crisi ecologica. Il riformismo verde sembra esaurito, sia nella sua presunta novità estetica sia a livello ideologico, dal momento che il suo compito principale è quello di mediare tra la società civile e le imprese nel campo dell’accumulazione del capitale. La sinistra che denuncia gli effetti più nefasti del capitalismo lo fa con la superficialità di chi si rifiuta di spiegare le cause profonde dell’enorme crisi in corso. La costruzione di una forza ecosocialista è un imperativo per far avanzare un programma di fondo che denunci la guerra, il colonialismo, il decadimento delle “democrazie” liberali e che ci permetta di dotarci di una alternativa complessiva al sistema, benché sia oggi minoritaria.

* La cosiddetta sinistra spagnola ha deluso molte persone con i suoi risultati. Dal nostro punto di vista, i risultati elettorali sono importanti, ma non sono la questione centrale. Il punto è che queste forze non rappresentano più alcun obiettivo di cambiamento e trasformazione radicale, sono gruppi i cui metodi, programmi e interessi sono estranei a qualsiasi proposta di cambiamento profondo. Non avendo una proposta militante volta a costruire lotte e strutture di organizzazione popolare, si limitano a essere i propagandisti dei loro apparati elettorali, con l’unico obiettivo di governare con il PSOE. Senza un orizzonte programmatico che miri all’obiettivo finale del cambiamento di sistema, il loro riformismo è impotente e sterile. Senza l’onestà di fare autocritica, gli effetti delle loro politiche sono la diffusione del cinismo, del settarismo e della passivizzazione. E brucia molte persone oneste che le considerano un male minore e vivono intrappolate nella disperazione e nell’impotenza di una politica senza orizzonte.

* La nostra priorità è continuare ad approfondire il lavoro di ricomposizione militante, di attuazione e promozione delle lotte, ricomponendo il nostro progetto politico in una prospettiva ecosocialista, sempre aperta alla collaborazione con altri settori o sensibilità con cui condividiamo prospettive e obiettivi. Naturalmente, dal nostro punto di vista, le elezioni sono un momento importante di lotta politica ed è un problema reale che non ci siano opzioni elettorali legate a forze che aspirano a essere rivoluzionarie, internazionaliste, ecosocialiste, femministe e anticapitaliste. Non rinunceremo ad affrontare questo compito se ci saranno le condizioni. Detto questo, nel breve e medio termine, ci assumiamo una serie di compiti per la prossima fase, legati all’ulteriore rafforzamento della nostra organizzazione e dei movimenti popolari.

* A breve termine, è necessario continuare a mantenere viva la mobilitazione pro-palestinese, che da mesi è in piazza con manifestazioni, accampamenti, azioni, ecc. Perché una sinistra elettoralista e opportunista, che usa le tragedie solo per le campagne elettorali ma non si impegna in modo militante, costruendo e sostenendo ampi movimenti, può ottenere qualche parlamentare, ma non sarà mai in grado di contribuire in modo decisivo alla liberazione della classe operaia e degli oppressi. La Palestina deve rimanere la nostra priorità.

* Continuare a lavorare per costruire un grande movimento contro la guerra e l’austerità capitalista, mettendo al centro del dibattito pubblico la militarizzazione, il colonialismo e la chiusura delle frontiere. Ci impegnamo nel ricostruire i movimenti di base, rompendo con il parassitismo elettorale e la logica della delega, cercando la più ampia unità nel campo delle lotte sindacali, di quartiere e territoriali, a partire dall’indipendenza politica, ma senza settarismi di sorta, mantenendo l’equilibrio tra la fermezza dei principi e l’apertura verso la nostra classe e le sue espressioni reali, cercando vittorie parziali ma lottando ed avendo l’orizzonte della rivoluzione ecosocialista sempre presente.

* Il nostro obiettivo è costruire una forza ecosocialista e confederalista in grado di affrontare la questione elettorale, e crediamo che le esperienze territoriali vadano rafforzate in questa direzione. Basta con i grandi discorsi sul “vincere”, ci rifiutiamo di farlo attraverso modelli personalistici o discorsi magniloquenti, ma senza ambizioni, che alimentano solo le nostre parrocchie. Siamo in un momento di resistenza e dobbiamo essere in grado di alimentare chiarezza e fermezza programmatica. Progetti che possano essere minoritari (anche se ormai, nonostante la loro autopromozione, tutta la sinistra a sinistra del PSOE è anch’essa minoritaria), che non siano soggetti a logiche elettoralistiche, totalmente indipendenti dalla sinistra ufficiale, ma aperti a chi vuole lottare e contestare su tutti i terreni l’ideologia e il programma del capitale e che si rivolgano a tutta la classe operaia.

Devono essere il fulcro della resistenza a un sistema colpevole di genocidio, miseria e paura, la cui unica via d’uscita è di mantenersi sul disastro ecologico, sull’autoritarismo e sulla guerra.

* A partire dall’attuale impasse, la crisi eco-sociale globale continuerà; raggrupparsi e lottare, discutere strategicamente, non arrendersi. Ecco perché la nostra analisi si conclude con la nota, ma non meno necessaria, frase di Gramsci: “Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutte le nostre forze”.