1° maggio: contro le guerre e le oppressioni del capitalismo

Lottare per pace, diritti, giustizia sociale e climatica [Franco Turigliatto]

Molti milioni di lavoratrici e di lavoratori scenderanno in piazza il primo maggio per affermare i loro bisogni e i loro diritti, testimoniando ancora una volta la necessità dell’unità internazionalista degli sfruttati e degli oppressi nella loro lotta contro la classe capitalista e i potenti di tutto il mondo. Lo faranno, nonostante le grandi difficoltà, le numerose sconfitte subite, la presenza di regimi autoritari e repressivi in tante parti del mondo e un deterioramento dei diritti democratici e sociali anche in quei paesi capitalisti occidentali dove erano stati conquistati con dure lotte.

Le contraddizioni del sistema economico capitalista, la corsa ai profitti, allo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali e delle classi lavoratrici, lo scontro non solo più economico, ma anche militare tra le potenze imperialiste pongono il mondo intero davanti a tre drammatiche questioni: la nuova disastrosa corsa al riarmo e alle guerre, l’accelerata distruzione ambientale che minaccia il futuro del pianeta, il deterioramento delle condizioni materiali di lavoro e di vita delle classi subalterne, a cui corrisponde sul piano politico un crescita senza precedenti delle forze dell’estrema destra, governi autoritari e dittatoriali e lo stravolgimento delle costituzioni democratiche sorte in Europa dopo la seconda guerra mondiale e la sconfitta del nazifascismo. 

Le classi lavoratrici sul piano internazionale sono più che mai chiamate a riconquistare la loro unità e la loro capacità di lotta per costruire un’alternativa complessiva alle barbarie del capitalismo, cioè un progetto di società ecosocialista, di giustizia sociale, di democrazia dispiegata e di preservazione dell’ambiente. Sono l’unico soggetto sociale che possono farlo per la loro collocazione nei rapporti di produzione se riusciranno ad acquisire forza collettiva e coscienza politica, unendo tutte/i le/gli sfruttate/i ed oppresse/i. 

Scontri imperialisti, guerre ed oppressioni

Lo scontro tra i diversi imperialismi comprese le nuove potenze in ascesa sta producendo plurimi conflitti nel mondo: da una parte la violenta invasione dell’Ucraina operata dalla Russia di Putin che vuole ristabilire il vecchio dominio imperiale zarista negando il diritto all’autodeterminazione del popolo ucraino e dall’altra gli Usa e la Nato più che mai impegnate a mantenere la loro posizione egemonica nel mondo con tutti i mezzi a loro disposizione. A pagare il tragico conto sono le popolazioni e le classi lavoratrici coinvolte oggi nella guerra, ucraine e russe, che pagano un prezzo enorme dalla continuazione della guerra, segnata dal macello di un’intera generazione di giovani. Lo stesso utilizzo delle armi nucleari non viene più escluso nelle dichiarazioni di alcuni dei padroni del mondo. Imporre il cessate il fuoco e porre fine alla guerra che porta con sé ogni nazionalismo reazionario estremo in tutti i paesi, è più che mai nell’interesse delle classi lavoratrici ed è la sola via che può favorire lo sviluppo e i progetti delle forze democratiche e progressiste e i diritti del popolo ucraino (a partire dal ritiro delle truppe russe) e di tutti i popoli presenti nella regione.

Il martirio del popolo palestinese

Quanto sta avvenendo a Gaza e in Palestina è indicibile: è la tabula rasa, è la distruzione sistematica di un popolo, è l’uccisione programmatica dei civili e dei bambini: La nuova Nakba e il genocidio del popolo palestinese operato dal governo di estrema destra israeliano sono davanti agli occhi del mondo e procedono implacabili senza che nessuno li voglia veramente fermare. Il progetto coloniale sionista va avanti con il sostegno degli USA e delle potenze occidentali, compresa l’Italia, mentre altri grandi paesi, al di là delle parole, stanno a guardare. 

E siamo davanti all’infamia dei media e della grande maggioranza delle forze politiche ed intellettuali che coprono e giustificano l’ignobile massacro. Siamo a un salto di qualità, la precipitazione in un buco nero del cosiddetto mondo occidentale, in cui riemerge con forza tutto il suo carattere colonialista e razzista mentre pretende nello stesso tempo di essere il depositario della democrazia. Più che mai ci battiamo per il cessate il fuoco, per il sostegno al popolo palestinese e per il rafforzamento del movimento internazionalista di solidarietà. 

L’Unione Europea: austerità e riarmo 

Se poi guardiamo all’Unione Europea le classi capitaliste e le loro istituzioni di Bruxelles, dopo la fase contradditoria degli anni della pandemia, che aveva scosso il loro impianto liberista, con il nuovo Patto di Stabilità dei giorni scorsi, prospettano una nuova fase accentuata di austerità, con norme fortemente coercitive e automatiche per il rientro dai debiti del singoli paesi: Contemporaneamente dichiarano senza alcun ritegno che l’Europa deve passare da una economia “normale” a una “economia di guerra” con un nuovo e forte sviluppo delle spese militari comparabile a quelle degli anni della guerra fredda. 

Tutti i media sono al lavoro per cancellare ogni concezione o prospettiva pacifista e per affermare l’ideologia dell’inevitabilità delle guerre e della necessità di poterle condurle cercando di assuefare le popolazioni a queste scelte disruttive. Esse significano in primo luogo nuovi pesantissimi sacrifici per le classi lavoratrici e la repressione dei movimenti sociali che si potranno produrre. In questo contesto le stesse deboli misure stabilite per contrastare il riscaldamento globale e la crisi climatica, sono  state disattese o messe da parte quasi che i processi di deterioramento delle condizioni del pianeta non si presentino con sempre maggiore forza. 

Contro i padroni e il governo fascio-leghista

In Italia dobbiamo affrontare il governo fascio-leghista, il più destrorso e reazionario della storia della repubblica, nemico giurato degli interessi e dei diritti della classe operaia: il governo Meloni non è solo in continuità con le scelte liberiste dei governi capitalisti precedenti, ma rappresenta un salto di qualità politico, sociale ed ideologico dell’offensiva capitalista. Sono al governo quei soggetti che la Resistenza aveva sconfitto e cacciato e che non nascondono di voler costruire, al servizio dei padroni, una società sempre più di classe, di penalizzazione dei più deboli, di negazione dei diritti sociali e civili, una società intrisa di razzismo, sessismo, nazionalismo, di riarmo militare imperialista, una società più che mai segnata dalla piena libertà di sfruttamento delle imprese, dalla precarietà del lavoro e quindi dall’interminabile e inaccettabile catena di stragi sul lavoro. Le sconfitte e la frammentazione della classe lavoratrice e le politiche dell’austerità gestite dai governi di centro destra e centro sinistra hanno aperto alle destre estreme una autostrada per cercare di realizzare quella che Gramsci definiva una “rivoluzione passiva” reazionaria delle classi dominanti.

Questo governo non solo va combattuto, ma va cacciato il più presto possibile

Tutti gli aspetti sociali e materiali della condizione delle classi lavoratrici in Italia sono sotto attacco: i salari massacrati dall’inflazione, l’occupazione sempre più segnata dalla precarietà, l’età d’accesso e il valore della pensione, l’aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro, la sicurezza nei luoghi di lavoro, i vari aspetti del welfare, in primo luogo la sanità per tutte/i e l’accesso alla scuola per i figli, ecc. ecc. L’autonomia differenziata aumenterebbe ancora a dismisura tutti gli elementi negativi; non solo dividerebbe il paese, ma frantumerebbe l’unità delle classi lavoratrici già fortemente compromessa.

E nello stesso tempo il governo dispiega sempre più l’attacco ai diritti, in particolare a quelli delle donne a cui si vuole negare l’autodeterminazione a partire dalla progressiva cancellazione della legge 194.

Una sottolineatura va fatta sulle politiche sui migranti, inumane e razziste portate avanti già dai governi del centro sinistra e “perfezionate” da Salvini e dal governo delle destre. Tutti questi si sono distinti nella combinazione invereconda tra politiche di respingimento e sfruttamento selvaggio (con negazione dei diritti) delle lavoratrici e dei lavoratori migranti presenti nel paese.

Non c’è altra strada che la lotta per i nostri bisogni e diritti 

Abbiamo sostenuto, già con i precedenti governi, ma tanto più con il governo delle destre estreme che il movimento sindacale, espressione essenziale dell’organizzazione della classe lavoratrice, compresi quindi le/i disoccupate/i, avrebbe dovuto costruire una vasta mobilitazione di lotta indispensabile per unire tutti le/gli sfruttate/i e oppresse/i e ricostruire un blocco sociale capace di sconfiggere l’attacco dei padroni.

Dobbiamo riaffermare nelle piazze del primo maggio questa necessità di lotta e dobbiamo farla crescere in tutti i luoghi di lavoro Serve una mobilitazione forte, ampia, che denunci con forza chi sono i nemici delle lavoratrici e dei lavoratori, che ricostruisca coscienza di classe e volontà di organizzazione, che costruisca cioè le condizioni e il successo degli scioperi, compreso lo sciopero generale. Costruire le lotte contrattuali su piattaforme forti e realmente comprensive degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori è la centralità. Ed è una centralità che va coordinata con un’azione coerente tra le diverse categorie. A parole la direzione della CGIL lo propone, altra cosa è se lo saprà fare e se lo vorrà/saprà fare un apparato che da decenni opera in altro modo. Solo così si creeranno anche le condizioni per costruire un forte sostegno e vincere i referendum promossi dalla CGIL per abolire alcune delle norme capestro sulla precarietà.

Negli ultimi due anni le lavoratrici e i lavoratori della GKN si sono segnalati nel condurre una lotta esemplare che ha cercato non solo di difendere la loro fabbrica e i posti di lavoro, ma di promuovere un movimento nazionale solidale di convergenza ed insorgenza delle diverse mobilitazioni sociali. Più che mai dobbiamo essere tutte e tutti con loro il 18 maggio a Firenze alla manifestazione “Con tutta la dignità in corpo”. 

Alcuni obiettivi di fondo

  • L’aumento generalizzato dei salari (non meno di 300 euro netti per tutte/i) e delle pensioni e il salario minimo legale.
  • La riduzione generalizzata dell’orario si lavoro a parità di salario. 
  • L’abolizione di tutte le norme che determinano la precarietà, L’abolizione delle norme che favoriscono la delocalizzazione delle aziende.
  • Il rigetto di ogni forma di autonomia differenziata. Il blocco degli sfratti. 
  • Riconquistare la scala mobile dei salari che fino agli inizi degli anni ’90 aveva difeso i salari. 
  • Un forte imposizioni fiscale sulle grandi ricchezze, e un vera riforma fiscale progressiva. Una drastica riduzione delle spese militari.

Sono le misure indispensabili per un’ alternativa democratica e sociale garantendo le risorse per la spesa pubblica, cioè forti investimenti per la scuola e la sanità, ma anche i trasporti e l’assistenza sociale.

L’obiettivo è di riuscire a ricreare un vasto movimento sociale della classe lavoratrice, di difendere non solo quel poco che ancora abbiamo, ma di riconquistare quanto abbiamo perduto ed anche forza e fiducia, di modificare i rapporti di forza a nostro vantaggio, di ricostruire un movimento dei lavoratori forte ed unito che sia capace di bloccare la corsa al riarmo e alle guerre, consapevole della necessità di rompere con le compatibilità capitaliste e la logica del profitto, per affermare una alternativa di sistema, per una società di giustizia che per semplicità chiamiamo oggi ecosocialista.