Sciopero generale! Contro padroni e governo per salari, diritti e un’alternativa di giustizia sociale
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CONTRO IL GOVERNO MELONI E SALVINI E IL PADRONATO
PER I SALARI, I DIRITTI E UNA ALTERNATIVA DI GIUSTIZIA SOCIALE
Le lavoratrici e i lavoratori, ma così anche quelle/i che hanno un lavoro precario o che il lavoro proprio non ce l’hanno e infine le/i pensionate/i e i precari avrebbero bisogno di un reddito certo e dignitoso, di una condizione occupazionale sicura, della garanzia di poter usufruire di servizi sanitari e sociali pubblici garantiti e di qualità, di trasporti adeguati ed infine di una scuola pubblica aperta e culturalmente formativa per le loro figlie e figli o nipoti.
Una società, che possa garantire questa qualità del lavoro e della vita, – oggi negata alla maggioranza delle persone dall’attuale sistema economico capitalista – non è una utopia.
Le risorse necessarie, cioè i soldi, ci sono, possono essere presi dagli enormi profitti e dalle rendite realizzati dalle imprese e dagli istituti finanziari che hanno reso sempre più grandi le disparità sociali e tagliando radicalmente le spese militari, interrompendo cioè la folle corsa al riarmo e alla guerra e lavorando invece per soluzioni di pace e di garanzia dei diritti dei popoli.
UN GOVERNO NEMICO GIURATO DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI
Non è questa la strada dell’attuale governo, ma a dire il vero non era neanche quella dai governi precedenti, tutti quanti, se pur in forme diverse, gestori delle scelte del padronato.
Questo governo non solo è al servizio della grande borghesia e pronto a difendere privilegi e rendite di posizione di padroni e padroncini con varie regalie e l’aperta benevolenza nei confronti degli evasori fiscali, ma è un nemico giurato delle classi lavoratrici, come dimostra l’attacco di Salvini a uno dei diritti fondamentali dei lavoratori, il diritto di sciopero.
I partiti di estrema destra che lo compongono hanno da sempre e storicamente concezioni avverse alla giustizia sociale, puntano alla divisione tra i vari settori di lavoratori, criminalizzano i migranti e i poveri, negano i diritti delle donne, sviluppano una concezione reazionaria dei rapporti familiari e degli affetti, proteggono i potenti e si stanno costruendo come una vera casta politica al potere, autoritaria, insofferente ai diritti democratici e sociali. Vogliono affermare una gestione antidemocratica del paese basata sull’uomo o donna forte al comando, una scelta scellerata già subita tragicamente dal paese durante il ventennio fascista. Per questo puntano a far piazza pulita di quel che resta della Costituzione democratica e di partecipazione delle cittadine e cittadini alla vita pubblica nata dalla Resistenza che ha sconfitto il fascismo.
Se stupidamente, come vuole la Meloni (il premierato), ti accontentassi di essere chiamato ogni 5 anni a scegliere chi ti comanderà, consegneresti la tua vita e il futuro dei tuoi cari nelle mani di uno dei tanti aspiranti bonaparte della classe padronale.
VOGLIONO IMPORRE UNA LEGGE DI BILANCIO CHE:
- definanzia la spesa sanitaria, mettendo in ginocchio la sanità pubblica e favorendo sempre più la sanità privata;
- rinuncia a finanziare un piano complessivo di sviluppo sociale e occupazionale del paese, favorendo invece la precarietà del lavoro;
- aumenta le spese militari ;
- peggiora la stessa vergognosa legge Fornero; si va in pensione sempre più vecchi e con l’assegno decurtato;
- taglia risorse alla scuola e alle politiche sociali (casa, affitti, bollette, disabilità trasporto pubblico locale);
- penalizza i settori sociali più deboli;
- con il taglio, per altro limitato nel tempo, del cuneo fiscale non solo non risolve la situa-zione di emergenza dei salari massacrati da u-na inflazione a due cifre, ma con i soldi pub-blici fa un regalo indiretto ai padroni; sono questi che dovrebbero mettere mano al porta-foglio per aumentare gli stipendi dei dipendenti,
- non stanzia le risorse necessarie per il rinnovo del contratto delle lavoratrici e lavoratori del settore pubblico;
- mette in campo una ulteriore controriforma fiscale che riduce le tasse ai ricchi.
NON PERDERE ALTRO TEMPO
Ricostruire subito un’ampia mobilitazione per battere la Meloni e le sue misure
Le Direzioni sindacali confederali, in questi mesi invece di capire da subito che contro questo governo non era il tempo dell’attesa, ma della costruzione di un vasto movimento di lotta per bloccare le misure di Meloni e co., hanno ter-giversato e colpevolmente rinviato le mobili-tazioni, senza predisporre un concreto percorso per arrivare quanto prima a un vero, anche se dif-ficile, sciopero generale, capace di fermare il pa-ese. Così solo i sindacati di base si sono attivati nel limite delle loro forze.
Solo ora CGIL e UIL hanno costruito un articolato calendario di iniziative; meglio tardi che mai; non bisogna perdere altro tempo: solo una forte parte-cipazione e attivazione delle lavoratrici e lavora-tori sono la garanzia che le mobilitazioni possano svilupparsi positivamente.
La scadenza del 17 novembre, sotto attacco del garante e di Salvini deve essere uno dei momenti decisivi per imprimere una acce-lerazione alla mobilitazione.
E’ l’impegno di tutti le/i militanti sindacali ma vale anche per le organizzazioni della sinistra ra-dicale e anticapitalista; è un lavoro paziente e de-terminato per costruire nei luoghi di lavoro le condizioni, gli stati d’animo e le disponibilità alla mobilitazione, perché cresca la ripulsa verso il go-verno e si superi la passività creando le condi-zioni materiali e psicologiche perché tante e tanti comincino a dire: “Non possiamo stare a guardare, dobbiamo tornare alla lotta”.
La classe lavoratrice non può “permettersi” il governo Meloni e tanto meno se lo può per-mettere per 5 anni ben sapendo quale tipo di società ci ritroveremmo dopo un così lungo periodo.
Battere questo governo significa anche sconfiggere i disegni dei padroni di scaricare ancora una volta i costi delle crisi economiche del capitalismo e delle loro guerre per il controllo dei mercati sulle classi lavoratrici; è un primo passo anche per costruire una prospettiva di solidarietà e di giustizia sociale che vada oltre le ingiustizie, l’oppressione e lo sfruttamento del sistema capitalista.
Dobbiamo infatti ricostruire la speranza che è possibile trasformare la società esistente; abbiamo bisogno di costruire un progetto di società alternativa e di una rottura anticapitalista, cioè di una prospettiva ecosocialista per garantire il futuro delle classi lavoratrici e dell’intera società.
Per fare questo abbiamo bisogno di un’organizzazione aperta, unitaria e rivoluzionaria utile alle lotte sociali e alla costruzione del protagonismo delle classi subalterne. Ribellarsi, lottare, organizzarsi insieme. Lavorate con noi per questa alternativa di società, democratica, ecosocialista, femminista ed internazionalista.