Cambiare il sistema per non cambiare il clima

La nostra organizzazione condivide e sostiene i contenuti e le mobilitazioni del movimento “Friday for future”. E’ infatti fin troppo chiaro che dopo anni di allarmi man mano più impellenti e unanimi della comunità scientifica sui rischi che l’umanità sta correndo a causa del riscaldamento globale, che governi e imprese, non solo in Italia, non hanno alcuna intenzione di prendere misure concrete per limitare l’innalzamento della temperatura globale, se non quando vengono utili per aprire nuovi mercati e generare profitti per la classe dominante.

Si spinge per le auto elettriche ma non si promuove il trasporto pubblico, si introducono certificazioni energetiche di dubbia utilità ma non si tolgono i sussidi al trasporto di merci da un capo all’altro del mondo, anzi si continuano i progetti di grandi opere devastanti, di cui il TAV Torino-Lione è solo un esempio.

Il problema è che in un sistema economico capitalista ogni imprenditore cerca il suo profitto immediato senza preoccuparsi delle ricadute sulla collettività, e il sistema mediatico e quello politico sono sostanzialmente al servizio dei maggiori capitalisti e ne perseguono gli interessi, distraendo l’opinione pubblica dai problemi reali per focalizzarsi su questioni secondarie in modo da nascondere la sostanziale continuità delle politiche economiche tra governi di diverso colore.

La situazione per le classi lavoratrici e popolari è infatti sempre più drammatica. Ai disastri ambientali si aggiungono quelli sociali ed economici: politiche liberiste e inflazione galoppante che taglieggiano salari e pensioni, la precarietà e l’insicurezza del posto di lavoro e del reddito che dilagano, un accesso alla sanità sempre più difficile per i tagli della spesa pubblica e le privatizzazioni, le scuole che diventano aziende e non un luogo di formazione culturale e civica, ecc.

E il governo Meloni delle destre estreme si caratterizza ancor più per essere feroce con i deboli e i migranti e ben accondiscendente coi forti, capitalisti e banche.

Per questo è necessario un cambiamento radicale del sistema, mettendo l’economia al servizio delle persone e non viceversa, e questo richiede un’economia pianificata democraticamente, in cui cosa, come e quanto produrre sia deciso in base alle necessità attuali e delle generazioni future, e non in base al profitto di pochi.

Da subito occorre costruire un movimento grande e convergente che tenga insieme gli obiettivi ambientali, economici sociali, del movimento femminista e per i diritti. Per questo saremo domani a Roma alla manifestazione nazionale e lavoriamo per uno sciopero generale che possa affermare rapporti di forza più favorevoli per classi popolari rispetto al governo e alle classi dominanti.   

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