I nostri, Adolfo Gilly (1928-2023)

di Fabrizio Burattini

Qualche giorno fa siamo venuti a conoscenza della morte il 4 luglio a Città del Messico di Adolfo Gilly, militante marxista rivoluzionario argentino di origine, messicano di adozione, internazionalista da sempre.

Adolfo (in realtà si chiamava Atilio Adolfo Malvagni Gilly ed era conosciuto anche attraverso i suoi numerosi “nomi di battaglia” Héctor Lucero, Esteban Molina, “Tito”, “Tury”) era nato a Buenos Aires, in Argentina, il 25 agosto del 1928, ed era malato da alcuni anni.

Come altri militanti marxisti rivoluzionari italiani, ho conosciuto Adolfo durante i suoi soggiorni a Roma tra il 1972 e il 1976 e poi tra il 1978 e il 1979, dove giunse dopo una lunga detenzione (1966-1972) in Messico, al termine della quale fu forzosamente espulso dal paese. In quegli anni, militò nella allora sezione italiana della Quarta, i Gruppi Comunisti Rivoluzionari, frequentendone spesso la sede romana di Via dei Marsi.

Adolfo, da sempre aderente alla Quarta Internazionale (fin dal 1947), ebbe anche una presenza negli organismi dirigenti di questa organizzazione, e nel Segretariato internazionale, come uno dei rappresentanti del Buró Latinoamericano.

Durante il suo esilio italiano, in correlazione con Livio Maitan, decise di rompere definitivamente il suo burrascoso rapporto con la corrente “posadista” (come peraltro fecero in quegli anni anche altri quadri di quella corrente, come Guillermo Almeyra, Ángel Fanjul, Alberto J. Pla, Gabriel Dabat, Tulio Vigevani, Leoncio Rodrigues, Boris Fausto, ecc.).

Adolfo dunque si collegò strettamente con i principali dirigenti “storici” della Quarta Internazionale (appunto Livio Maitan, Ernest Mandel, il francese Pierre Frank, l’olandese Sal Santen e il tedesco Georg Jungclass).

Adolfo, fin da giovane collaborò con numerose riviste marxiste internazionali, pubblicandovi numerosissimi articoli: Revista Marxista Latinoamericana, l’uruguaiana Marcha, la newyorkese Monthly Review, la cubana Voz Proletaria, le messicane Coyoacán e Viento del Sur, Cuadernos Políticos, Brecha, Proceso, Nexos e Revista de la Universidad, la cilena Arauco, la venezuelana Nueva Sociedad, il francese  Le Monde Diplomatique, la britannica New Left Review, oltre che con le riviste direttamente pubblicate dal Segretariato dell’Internazionale, come Quatrième Internationale.

Per mantenersi, collaborò con vari quotidiani, in particolare il messicano La Jornada.

Scrisse e pubblicò vari libri, tra i quali segnaliamo La revolución interrumpida (sulla Rivoluzione messicana, El cardenismo: una utopía mexicana, ¿Historia para qué?Sacerdotes y burócratasLa nueva NicaraguaGuerra y política en El Salvador, ecc.

Va ricordato in particolare Discusión sobre la historia, la trascrizione di un suo colloquio con il Subcomandante Marcos, il leader della rivolta zapatista, con il quale collaborò a lungo al fine di estendere a tutto il Messico l’ispirazione autogestionaria del Chapas.

Militò per lungo tempo in Messico nel Partido Revolucionario de los Trabajadores (PRT), con il quale ruppe alla fine degli anni 80 per sostenere la candidatura alla presidenza del paese di Cuauhtémoc Cárdenas, figlio del presidente populista di sinistra Lázaro Cárdenas del Río e fondatore del Partito della Rivoluzione Democratica.

Adolfo fu per anni il primo consigliere di Cuauhtémoc Cárdenas, sia quando venne privato fraudolentemente della vittoria elettorale grazie agli spudorati brogli dell’oligarchia del paese, sia dopo il 1997 quando finalmente assunse la carica di presidente. Ma quella collaborazione “governativa”, Adolfo lo confessò apertamente, fu oltremodo frustrante.

Negli ultimi anni, anche a causa della malattia che gli impediva una militanza più attiva, si concentrò negli studi e nella produzione di articoli e di libri, che ha lasciato in “eredità” alla sinistra latinoamericana e a tutte e tutti noi.