Forte manifestazione a Torino per la sanità pubblica

Sabato 27 maggio un corteo di circa 10.000 persone ha attraversato il quartiere dei grandi ospedali della città (Molinette, S. Anna, CTO) per riversarsi davanti al grattacielo della Regione Piemonte. Lavoratori e lavoratrici della sanità piemontese, organizzati dai sindacati del settore ed in particolare dalla Cgil, ma anche associazioni, ordini professionali, semplici cittadini/e, uniti nel “Comitato per il diritto alla tutela della salute e alle cure” hanno manifestato in difesa della sanità pubblica, per denunciare le politiche di tagli e privatizzazioni di Governo e Regione.

La manifestazione regionale di Torino è stata preparata da un percorso di mobilitazione con iniziative territoriali in quasi tutte le province del Piemonte. Particolarmente impegnata nella costruzione della mobilitazione è stata la Cgil Piemonte e le sue categorie, ma significativa la presenza di associazioni come Libera, Casa delle Donne, Emergency. Presenti anche PD, Movimento 5 Stelle, Sinistra Ecologista ma anche Unione Popolare, Rifondazione Comunista e Sinistra Anticapitalista. Non scontata la presenza di uno spezzone della Cub.

Significativa l’assenza invece di Cisl e Uil, evidentemente più preoccupate a rivendicare un tavolo di concertazione con la Regione sul tema della sanità pubblica che a sostenere con la mobilitazione e la partecipazione di lavoratori e lavoratrici del settore le ragioni di una protesta che finalmente si fa sentire nei luoghi di lavoro e nelle piazze. La Regione Piemonte ha in effetti risposto alla piazza torinese convocando i sindacati del settore ad un incontro già fissato per mercoledì 31 maggio.

Vedremo se l’incontro sarà l’occasione per rivendicare assunzioni, investimenti nelle infrastrutture ospedaliere e nei servizi di medicina territoriale ma anche che non si fermi la mobilitazione in regione e nel Paese, a cominciare dall’appuntamento del prossimo 24 giugno a Roma, lanciato dalla Cgil e dalla rete di associazioni che si ritrovano sotto lo slogan “Insieme per la Costituzione”, fino ad arrivare allo sciopero generale di cui c’è urgente bisogno per rispondere adeguatamente alle politiche anti popolari e reazionarie del Governo Meloni.

Di seguito il volantino che Sinistra Anticapitalista ha diffuso massicciamente alla manifestazione

Il diritto alla salute è un diritto essenziale di tutte/i e tutte le/i cittadine/i e per rendere un paese giusto e civile

La legge del 1978 che istituiva Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sull’onda dei grandi movimenti per la giustizia sociale, garantiva questo diritto costituzionale basandolo su tre principi fondamentali: 

l’universalità cioè l’estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione;

l’uguaglianza il poter accedere per tutte/i alle prestazioni del SSN senza nessuna distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche;

l’equità cioè la garanzia per tutte/i alla parità di accesso a uguali bisogni di salute. 

Questi criteri significano che la sanità deve essere gratuita per tutte/i cittadine/i 

Venne considerata una delle riforme sanitarie più avanzate a livello mondiale.

I nemici di questa riforma furono subito tanti e crebbero col passare degli anni sotto la spinta delle imprese private interessate a mettere la mani su un business ultra vantaggioso e non sottoposto alle variazioni della domanda. 

Come si poteva mettere in crisi una riforma del genere?

Molto facile: definanziandola anno dopo anno come hanno fatto i governi di centro destra e di centro sinistra applicando le politiche europee capitaliste dell’austerità.

Ma non solo: 

– nel 1992 le Unità Sanitaria di Base (USL) furono trasformate in Aziende (ASL); anche un bambino capisce che se diventi azienda i criteri economici prendono il sopravvento sui bisogni veri;

 – poi fu permesso ai medici di esercitare la libera professione privata utilizzando le strutture pubbliche; 

– poi di allargare sempre più le convenzioni con le strutture private rimborsate con soldi pubblici;

– poi i ticket pagati dai pazienti divennero sempre più estesi e pesanti dando un colpo mortale alla gratuità; 

– poi anche le direzioni sindacali accettarono di contrattare che parti del salario venissero trasferite al finanziamento di fondi sanitari non opponendosi seriamente agli incentivi di defiscalizzazione e decontribuzione che tutti i governi hanno introdotto per spostare risorse dalla sanità pubblica a quella privata. 

Nel frattempo diventava sempre più pesante il blocco degli organici per di più rafforzato dal numero chiuso all’università di medicina.

Conclusione: già oggi un terzo delle spese sanitarie è a carico dei cittadini e in alcune regioni la spesa per ospedali e cliniche private eguaglia quella per le strutture pubbliche e i giornali fanno a gara per raccontare dello sfascio della sanità pubblica, come se i cittadini non se ne accorgessero ogni volta che cercano di prenotare una visita.

In una paese eroso dalla povertà, dalla precarietà e dai bassi salari, milioni di cittadine/i rinunciano alle cure più essenziali!!!.

Eppure quando è arrivata la grande pandemia, il Covid, solo la sanità pubblica, solo le sue strutture, non certo le cliniche private, hanno fatto fronte all’emergenza impedendo che una grande tragedia si trasformasse in  una vera ecatombe per il paese. 

Per brevissimo tempo tutti hanno riconosciuto che il SSN era stato una barriera e che occorreva rilanciarlo con grandi investimenti e risorse, ma dopo pochi mesi gli appetiti privati di profitto hanno ripreso il sopravvento.

Se i governi precedenti hanno eliminato la sanità pubblica dalle priorità anche peggio sta facendo la Meloni (e le Regioni al suo traino) nella corsa alla privatizzazione della sanità (viene proposto addirittura di abolire l’IRAP, la tassa principale di finanziamento del SSN).             

Condividiamo quindi appieno le parole d’ordine e le rivendicazioni di questa manifestazione 

LA SALUTE NON È UNA MERCE

DIRITTO ALLA SALUTE UNIVERSALE E GRATUITO

Questo significa in primo luogo respingere la cosiddetta autonomia differenziata che  spaccherebbe il paese e segnerebbe la fine definitiva del SSN.

E poi significa forti investimenti (per raggiungere i livelli di Francia e Germania servono 40 miliardi in più), e servono risorse non solo per le infrastrutture, ma anche e soprattutto per l’aumento del personale e delle loro retribuzioni a tutti i livelli, senza il quale non c’è una reale sanità, ma solo un simulacro. E beninteso l’abolizione del numero chiuso alla facoltà di Medicina.

Per fare questo occorre prendere i soldi dove ci sono.

E’ inutile parlare di sperequazioni sociali e della piramide della ricchezza se poi non si vuole introdurre una forte progressività dell’imposizione fiscale e una fondamentale imposta patrimoniale sulle ricchezze. Bisogna colpire gli interessi privati capitalisti, che sono alla base dell’attuale disastro.

Solo così si avranno le risorse per un reale, indispensabile rilancio della sanità pubblica com’è nei desideri e nelle necessità della stragrande maggioranza della popolazione.

Ma per imporre questa strada, occorre che tutti quelli che oggi si attivano e anche quelle forze politiche che oggi si pongono all’opposizione di questo governo, lo facciano con coerenza perché per cambiare le cose occorre una grande e prolungata mobilitazione.