Il movimento delle donne libere sulla malagestione del terremoto di febbraio e le politiche autoritarie e di guerra in Turchia e Siria

Questo articolo è stato scritto dal Movimento delle donne libere (TJA) del Kurdistan del nord e dal “Kongra Star” del Kurdistan Occidentale e pubblicato sul sito https://capiremov.org/analises/o-terremoto-na-turquia-o-ponto-de-vista-das-mulheres-curdas/ [trad. it. di Vilma Gidaro]

Il terremoto in Turchia, il punto di vista delle donne kurde

Le Donne kurde denunciano l’incuria del governo nei confronti delle vittime del terremoto, condividono le loro azioni di sostegno.

Il movimento delle donne libere

Il giorno 6 febbraio due scosse di terremoto di magnitudo 7,7 e 7,6 ha colpito la città di Marash, in Turchia, in un periodo di nove ore. Il verificarsi dei terremoti, che hanno colpito 11 città, era stato previsto da tempo: alcun* scienziati avevano già allertato il governo e le autorità locali da anni affinché prendessero le necessarie precauzioni, Nonostante il preavviso non è stata intrapresa nessuna misura e il disastro annunciato accadde.  Un disastro naturale che poteva non accadere e che non avrebbe dovuto causare tale distruzione nelle aree residenziali. Le città costruite dal capitalismo moderno, con l’appoggio dei partiti che governano -come il Partito della Giustizia e Sviluppo (JDP in inglese) o il Movimento Nazionalista- che erano in una situazione di espansione verticale sono crollate a causa di una cattiva pianificazione urbanistica. Poiché il capitalismo moderno e i poteri dominanti hanno la capacità di trasformare i disastri in crisi, le guerre e massacri, decine di migliaia di persone hanno perso la vita a causa dei terremoti. 

Fonti ufficiali riportano che 75.717 edifici sono stati distrutti o hanno subito ingenti danni. Nelle aree in cui le macerie non sono state rimosse subito, il bilancio delle vittime ha superato i 43.000 e il numero di feriti ha superato i 100.000. Secondo alcune organizzazioni, questi numeri potrebbero essere 4-5 volte superiori, visto che le autorità, ad un certo punto, hanno cominciato a far a rimuovere i rottami con le ruspe, non sapendo se ci fossero ancora sopravvissuti sotto le macerie.

Durante le prime 48 ore dopo il terremoto, i partiti al governo non hanno dispiegato le squadre di ricerca o soccorso, né hanno fornito vestiario, cibo o un ricovero.

Il governo diretto dal JDP, che aveva piena autorità, ha trasformato questa situazione in una crisi, dichiarando lo stato di emergenza per proteggere i propri interessi, durante l’evacuazione delle aree colpite, invece di cercare soluzioni e delle alternative locali, le autorità hanno incoraggiato le persone a migrare.

Secondo i rapporti, le donne, i bambini e gli anziani sono state le persone più colpite dal terremoto. 

Le donne hanno partorito sotto le macerie e davanti a edifici distrutti.

Molte donne e le/i loro bambine/i sono morte/i a causa dei ritardi nei soccorsi. I bisogni urgenti delle donne sopravvissute non sono stati presi in considerazione in nessuna delle liste di assistenza governativa. Anche molte/i bambine/i hanno perso i genitori.

Ma, invece di muoversi per aiutarli, la Presidenza per gli affari religiosi ha emesso un decreto religioso, dichiarando che “coloro che accetteranno le orfane per assisterle avranno il diritto di sposarle”.

Nonostante l’incompetenza dell’attuale governo, le popolazioni delle aree non colpite dal terremoto si sono mobilitate in qualche modo e hanno inviato attrezzature di soccorso nelle regioni colpite.

Fin dal primo giorno, noi del Movimento delle donne libere (TJA) abbiamo stabilito un coordinamento con le organizzazioni di donne, le istituzioni sociali, le/gli attiviste/i e i lavoratori del Partito Democratico Popolare (HDP) per affrontare i bisogni delle persone vulnerabili, in particolare a favore degli anziani, delle donne nelle città, quartieri e città colpite dal sisma. Purtroppo i governi dei partiti che abbiamo citato hanno creato una serie di ostacoli a queste azioni

Gli aiuti, inviati dalle comunità, alle aree in cui vivono le popolazioni kurde e alla città di Hasan Pasha Bazirjekh sono stati intercettati dai cosiddetti “fiduciari del governo”.

Sono stati intercettati anche gli aiuti inviati dai governi municipali e i nomi dei comuni sono stati rimossi dai pacchi e sostituiti con i nomi degli agenti governativi.

Le autorità e il capitalismo praticano il genocidio causando disastri nel Paese. Nonostante le difficoltà abbiamo organizzato un sostegno necessario e aumenteremo gli aiuti affinché le persone vittime del terremoto ricevano gli aiuti necessari. Da febbraio, le nostre attività – che sono molte- sono state costanti nelle città colpite e anche nei quartieri e nei villaggi. Una volta che i nostri attivisti sono entrati in contatto con le vittime del terremoto, è stato chiaro che queste persone avevano bisogno di più di cibo e di ricovero. Per questo, il  coordinamento congiunto di TJA e “Kongra Star” sta lavorando con una prospettiva psicologica, sociale e di ricerca. I nostri attivisti forniscono supporto psicologico oltre alle attività di sostentamento. Molti laboratori artistici sono organizzati per i bambini. Questo lavoro e questa organizzazione che stiamo fornendo è un esempio per la Turchia, per la Siria e per il mondo intero e ha dimostrato che l’organizzazione delle donne, delle/dei giovani e della comunità è in grado di continuare.

Grazie al nostro coordinamento, le squadre di soccorso sono riuscite a salvare migliaia di persone intrappolate tra le macerie nelle zone terremotate. Eravamo presenti in tutti i luoghi, dove non c’era lo Stato, come si poteva vedere a Marash e Afrin. Questo coordinamento di volontari e membri, creato per proteggere e soccorrere le persone, è stato oggetto di attacchi. Inoltre, l’assistenza offerta dall’Amministrazione autonoma e dall’Amministrazione popolare alle aree sotto l’occupazione turca in Siria è stata respinta. Eppure il movimento delle donne sta ora lavorando con migliaia di persone per combattere questa mentalità, prendendo l’iniziativa per aiutare le vittime del terremoto. Le donne nei campi profughi di Shahba accolgono le famiglie sfollate nelle loro tende.

Abbiamo annullato tutte le altre attività a causa del terremoto nel Kurdistan settentrionale e occidentale e dichiariamo che ciò che ci fa muovere è il lutto. Abbiamo anche creato slogan come “È giunto il momento per la libertà delle donne”, “La nostra tristezza guida la nostra lotta” e “La cooperazione tra donne pulsa di vita”.

Cosa sta succedendo in Siria?

Il popolo siriano ha sofferto molto negli ultimi undici anni, sopportando tutti gli orrori della repressione, della guerra, della migrazione forzata e dell’occupazione. Queste politiche vengono ancora imposte alla popolazione civile. La popolazione di Afrin è stata costretta a lasciare la propria terra dall’occupazione turca e dai suoi gruppi mercenari dal 2018. Queste persone vivono nei campi ad Al-Shahba e nei dintorni di Aleppo, sperando di tornare in patria. Il terremoto ha colpito anche la Siria, causando la morte di oltre 5800 persone, e il numero dei feriti e delle persone costrette a migrare è in aumento. Tutto ciò è stato il risultato di politiche sbagliate che vanno contro natura, come lo stoccaggio di immense quantità d’acqua nella diga di Ataturk. 

Questa diga immagazzina 48 miliardi di metri cubi di acqua convogliata dal fiume Eufrate e rappresenta una violazione dei diritti di Iraq e Siria all’acqua.

La Turchia ha costruito 2000 dighe, bacini artificiali e laghi artificiali, alcuni dei quali vicini ai luoghi colpiti dal terremoto.

Vale la pena notare che le dighe, lo stoccaggio dell’acqua e la sua infiltrazione negli strati tettonici sono considerate alcune delle cause dei terremoti.

Molti edifici sono crollati in diverse zone della Siria, come Aleppo, Jindires, Afrin, Atarib, Latakia e Hama. È importante ricordare che Jindires e Afrin si trovano nella zona d’occupazione turca, dove gli edifici sono completamente crollati e non sono state inviate squadre di soccorso. Inoltre, lo Stato turco ha impedito che gli aiuti potessero raggiungere le regioni nord-orientali della Siria.

Tra tutti gli eventi e i disastri che hanno afflitto sia la Siria che la Turchia, l’occupazione turca non ha fermato i suoi bombardamenti nel nord della Siria, come a Tal Rifaat, Ain Issa e Qamishlo.

Ugualmente il regime siriano ha avuto un forte ruolo nella sofferenza del popolo siriano.

Gli edifici sono stati colpiti dal continuo conflitto bellico e di conseguenza sono sottoposti a bombardamenti, che ne indebolirono le infrastrutture. Il regime siriano ha inoltre impedito agli aiuti di raggiungere aree non sotto il suo controllo e ha stabilito che l’amministrazione autonoma, che ha fornito aiuti alle aree colpite, fornisse la maggior parte di questi aiuti a beneficio del regime, a scapito di coloro che sono stati colpiti.

È necessario denunciare queste pratiche dei regimi autoritari. Pratiche che vanno dal genocidio alla discriminazione nella distribuzione degli aiuti e alla politicizzazione dell’assistenza umanitaria.

È anche fondamentale salvare le vite che rimangono, specialmente quelle che sono in pericolo. Inoltre, è anche essenziale evitare la migrazione, per evitare che questo problema si trasformi in una base per una politica di cambiamento demografico nella regione. Ciò creerebbe un nuovo focolaio di conflitto invece di presentare alternative che garantiscano sicurezza e pace.

Il nostro slogan è sempre “Donna, vita, libertà!”