Francia, non si ferma il movimento per bloccare la controriforma delle pensioni

Terza giornata di mobilitazione nazionale in Francia indetta dall’intersindacale. Il movimento si sta radicando anche in città poco conosciute per la loro tradizione di protesta e spesso roccaforti della destra. L’11 febbraio ancora nelle strade. Il NPA: «Occorre una strategia per vincere. Con i ripetuti giorni di mobilitazione, c’è il rischio che gli scioperanti si esauriscano in questo difficile periodo di fine mese. Tanto più che è in corso una corsa al ribasso senza un vero piano di battaglia da parte della dirigenza sindacale» [Checchino Antonini]

L’ondata di proteste contro la riforma delle pensioni registra in Francia la terza giornata di mobilitazione indetta dagli otto sindacati uniti dei lavoratori, dopo il 19 e il 31 gennaio, con grandi manifestazioni in tutto il paese e in molte città, ben oltre i tradizionali luoghi di manifestazione.

Il Ministero dell’Interno ha annunciato di aver contato 757.000 manifestanti: 700.000 persone fuori Parigi e 57.000 nella capitale. La CGT ha rivendicato “quasi 2 milioni” di manifestanti, di cui 400.000 a Parigi, tanti quanti il 19 gennaio, contro i 2,8 milioni del 31 gennaio.

Come previsto, siamo lontani dal record del 31 gennaio (1,27 milioni di persone in piazza in Francia secondo la polizia, un record dalla fine degli anni ’80, e 87.000 a Parigi). Ma le cifre restano molto alte, per una terza manifestazione sullo stesso tema in meno di tre settimane. Tanto più che i sindacati hanno anche annunciato un’assemblea in strada per sabato 11 febbraio, scommettendo che i cortei aumenteranno con le famiglie e i dipendenti che non possono prendere un giorno di sciopero per andare a manifestare.

Insomma, la perdita di slancio deve essere messa in prospettiva. Il numero di richieste di manifestazioni nei diversi dipartimenti è ancora a un livello raramente visto. Nella Sarthe, oltre alla manifestazione di Le Mans, tradizionale luogo di marcia, sono state organizzate non meno di quattro manifestazioni aggiuntive. In Normandia erano previste altre quattro marce, oltre a quelle di Rouen e Le Havre. Situazioni che si sono ripetute identiche in Bretagna, nelle Alpi, in Dordogna, nell’Est…

Soprattutto, la stampa sottolinea che il movimento si sta radicando in città poco conosciute per la loro tradizione di protesta e spesso roccaforti della destra.

Molti di coloro che hanno marciato avevano in mente il dilemma dei sindacati, che cercavano di preservare sia la loro unità che il sostegno popolare, ed erano riluttanti a intraprendere azioni più dure, che avrebbero rischiato di alienare la CFDT e di allontanare alcuni settori. Ma come smuovere un governo che rimane inflessibile sull’essenziale?

Nell’intersindacale sono consapevoli dell’impasse che potrebbe profilarsi e le discussioni si stanno facendo serrate per organizzare almeno un giorno di sciopero duro, forse l’8 marzo, dopo le lunghe vacanze di febbraio, che durano quattro settimane. A quel punto, il testo sarà discusso in Senato.

Ma per il momento i leader sindacali, riuniti alla Bourse du Travail di Parigi, non hanno preso alcuna decisione. Si sono limitati a chiedere il ritiro del testo e a sottolineare che il governo “si assumerà la responsabilità delle conseguenze di questo movimento sociale, che ha una portata senza precedenti e si è radicato nel paesaggio sociale”. In realtà avrebbero dovuto tenere una conferenza stampa che è stata rinviata alla fine della manifestazione, sabato prossimo.

Le prime crepe nel movimento? Fino a ora momento, la CGT è stata interamente allineata alle posizioni dell’intersindacale, ma questa volta ha pubblicato anche un proprio comunicato. Se il governo persiste, avverte, “dovremo passare ad azioni più marcate, più lunghe, più dure, più numerose, più massicce e rinnovabili”. Il monito è indubbiamente valido sia per il governo che per i sindacati più placidi.

«È sulle strade e sui blocchi del Paese che dobbiamo puntare per far retrocedere il governo, per ottenere il ritiro di questa controriforma e per puntare ai 60 anni e ai 37,5 anni di servizio – commenta NPA, il Nuovo Partito Anticapitalista – il 7 febbraio, sebbene il numero di scioperanti e manifestanti sia leggermente diminuito, la rabbia è rimasta intatta. La mobilitazione dei lavoratori è stata molto forte in molte città francesi e almeno pari a quella del 19 gennaio, salutata come una giornata storica.  

E’ una corsa sulla lunga distanza. La prospettiva di un 11 febbraio ancora più forte, di sabato, «non può che renderci felici, perché nelle strade, insieme, stiamo riacquistando fiducia. Stiamo riacquistando fiducia nei nostri numeri e ancor più nella nostra forza comune. Stiamo riacquistando fiducia nella giustizia, nella giustizia sociale e democratica, nella nostra capacità collettiva di resistere e di pensare contro la rassegnazione e le politiche del profitto e dei grandi interessi», si legge nella nota della combattiva formazione dell’estrema sinistra che condivide con gli italiani di Sinistra Anticapitalista l’appartenenza alla Quarta Internazionale.

In questo terzo giorno di mobilitazione, Fabien Roussel, leader PCF, ha persino dichiarato che “la vittoria è a portata di mano”. Un’affermazione un po’ audace, tuttavia, «perché i numeri, per quanto grandi, non saranno sufficienti per vincere – sottolinea il NPA – ai buoni numeri va aggiunta una strategia per vincere. Con i ripetuti giorni di mobilitazione, c’è il rischio che gli scioperanti si esauriscano in questo difficile periodo di fine mese. Tanto più che è in corso una corsa al ribasso senza un vero piano di battaglia da parte della dirigenza sindacale».

Per porre fine a questo progetto di controriforma Npa propone di «continuare a organizzarci: vedere come esercitare la massima pressione bloccando l’economia; costruire la mobilitazione, in particolare preparando fin d’ora la giornata dell’8 marzo ed elaborando un calendario per costruire un movimento di sciopero che possa essere esteso; andare a raccogliere tutti i consensi; riempire le casse di resistenza per lo sciopero; tessere legami intercategoriali; organizzare manifestazioni locali… Vincere questo secondo round della lotta è alla nostra portata!».