L’ “Altra Europa” dopo l’assemblea di Roma
di Andrea Martini
Una sala gremita a “Roma Eventi”, presso piazza di Spagna (300 posti a sedere, ma molti in piedi), ha visto riunita per due giorni l’attesa assemblea nazionale dell’Altra Europa, il progetto di aggregazione a sinistra scaturito dall’esperienza della “Lista Tsipras” delle elezioni europee di un anno fa.
L’assemblea è stata preparata da decine di assemblee locali che hanno eletto i delegati abilitati a partecipare alla riunione di Roma del 18 e 19 aprile.
L’assemblea ha registrato l’adesione al progetto di oltre 7.000 compagne/i, un numero certamente considerevole, ma comunque molto al di sotto dei circa 24.000 che originariamente avevano aderito alla proposta della Lista Tsipras.
Una discussione ampia e animata, con una cinquantina di interventi (ma molti altri non hanno potuto parlare), ha fatto seguito alla relazione introduttiva di Marco Revelli. Una relazione, generica e autocelebrativa, che ha avviato un dibattito certo caratterizzato dalla volontà di prendere le distanze dal PD ma che è stato, però, anch’esso segnato, salvo non poche encomiabili eccezioni, da una certa confusione, dall’assenza di un asse, dallo scarso riferimento alle questioni riguardanti il mondo del lavoro, dalla totale assenza di attenzione alla questione sindacale, da riferimenti generici e agiografici alla esperienza di Syriza e alla vicenda greca.
La relazione, ovviamente, esprimeva l’orientamento e le proposte della maggioranza del “Comitato di Transizione” (l’organismo operativo che ha diretto il progetto dopo la precedente assemblea nazionale di gennaio), già pesantemente criticato da un nutrito gruppo di compagne/i raccolte attorno ad alcuni dei “fondatori” del progetto come Guido Viale, Luciano Gallino e l’eurodeputata Barbara Spinelli.
Nel corso delle assemblee locali e anche durante l’assemblea nazionale di Roma, questo orientamento è stato diffusamente criticato anche da numerosi altre/i compagne/i e delegate/i.
Oltre che sulla sua genericità, sul suo carattere autocelebrativo, sulla elusione di ogni analisi sul forte ridimensionamento del numero degli aderenti, le critiche si sono concentrate sulla scarsa attenzione alle problematiche del mondo del lavoro, al silenzio sulla vicenda riguardante Expo 2015 e sulla contromanifestazione indetta da numerosi movimenti a Milano per il 1° maggio, sui rischi di perpetuare un metodo verticistico di gestione del progetto “Altra Europa” e, soprattutto, sulle ambiguità con cui il gruppo dirigente ha deciso di sostenere la candidatura a presidente della Liguria di Luca Pastorino, parlamentare PD (perlomeno fino alla fine di marzo), più volte esplicito nel suo appoggio al TAV, al “Terzo Valico”, e responsabile, in quanto sindaco di Bogliasco, di varie misure di privatizzazione e di numerose operazioni di cementificazione perfino in aree contigue a corsi d’acqua.
Questa scelta (peraltro fortemente sostenuta dai gruppi dirigenti dei principali partiti che hanno concorso alla formazione dell’Altra Europa, PRC e Sel, in primis, naturalmente) getta una luce sulle proclamazioni di “chiara alternatività” al PD e al suo sistema di governo nazionale e locale.
Sinistra Ecologia Libertà ha mantenuto un profilo basso nel corso dell’assemblea, intervenendo solo attraverso l’ex parlamentare Paolo Cento. Più evidente il ruolo di Rifondazione, a nome della quale è intervenuto lo stesso segretario nazionale Paolo Ferrero, con un discorso che ha interpretato bene gli umori medi dell’assemblea, riscuotendo forse l’applauso più prolungato.
Il documento conclusivo, che sancisce tra l’altro il passaggio dell’Altra Europa da “somma di individui” a “soggettività politica collettiva”, riflette quindi ampiamente la debolezza del dibattito. Occorre dire, però, che grazie alla pressione di numerose/i delegate/i, il documento, così come definito al termine del dibattito, indica con più chiarezza l’alternatività al PD a livello sia nazionale che locale e proclama l’adesione del movimento alla manifestazione No Expo del 1° Maggio a Milano.
Resta, comunque, il carattere non condivisible della linea che il documento esprime, non solo per il suo orientamento riformista, ma anche per l’evidente ambiguità nella alternatività al PD e per il totale silenzio sulla politica delle confederazioni sindacali, oltre che per l’approccio supino all’idea di “coalizione sociale” avanzata dal gruppo dirigente della Fiom.
Solo l’orientamento definito per le elezioni liguri è stato decisamente ridimensionato (pur se non invertito), attraverso un emendamento al documento che ha soppresso la frase in cui il sostegno a Pastorino veniva esplicitato. Questo emendamento, nello sconcerto della presidenza, ha prevalso per una quindicina di voti. Questo, però, non ha impedito che, nei giorni immediatamente successivi all’assemblea, alcuni dei dirigenti dell’Altra Europa riconfermassero apertamente il sostegno al candidato ex-PD.
Anche su un altro tema, sulla composizione del nuovo organismo dirigente nazionale, la capacità di orientare l’assemblea da parte del gruppo dirigente è stata messa in discussione. La proposta della presidenza riconfermava la centralità dell’apparato nella gestione del movimento, ma le delegazioni di Brescia e dell’Emilia Romagna controproponevano un meccanismo che avrebbe dato un ruolo molto maggiore ai delegati designati dai coordinamenti regionali (peraltro anche revocabili), limitando a 9 i dirigenti definiti nazionalmente. La proposta più democratica è stata battuta, pur raccogliendo il 37% dei voti. Peraltro, occorre notare che le/i delegate/i riferibili all’area critica di Viale erano (quasi) tutti assenti; se non si fossero ritirati sull’Aventino probabilmente anche su questo punto l’orientamento maggioritario sarebbe risultato diverso.
Perciò, il nuovo coordinamento nazionale de l’Altra Europa risulta costituito per il 70% da compagne e compagni espressi dalle delegazioni regionali, a cui si affiancano una quarantina di membri del gruppo dirigente uscente già presenti nella struttura centrale “transitoria”.
E’ ovvio che questa composizione garantisce alle posizioni più moderate di prevalere nella gestione quotidiana della politica del movimento, al di là delle pur generose spinte verso sinistra venute da alcuni settori politici.
Probabilmente le ambiguità dell’iniziativa dell’Altra Europa in certa misura non sono più quelle che descrivemmo al momento della nostra indicazione di voto per le elezioni europee del maggio 2014.
Restano, però, molte di quelle luci e di quelle ombre. La proposta da un lato va nella direzione di rispondere alla esigenza di costruzione di un fronte, di una coalizione politico-sociale unitaria, costruzione per la quale Sinistra Anticapitalista si batte da sempre, proposta che abbiamo sintetizzato anche in una “Lettera aperta all’Altra Europa” di un paio di mesi fa.
Ma sul terreno dei contenuti, del posizionamento politico e dell’orientamento sindacale molti restano i punti di divergenza.
Naturalmente Sinistra Anticapitalista continuerà a seguire e ad incalzare questa esperienza affinché si consolidino gli elementi positivi e si riducano le ambiguità e i punti di dissenso.