Contro la guerra, facciamo un passo di pace!
di Gippò Mukendi Ngandu
Sinistra anticapitalista sostiene e invita a partecipare alla manifestazione per la pace del 21 settembre a Firenze, promossa da Rete per la Pace, Rete Disarmo, Sbilanciamoci!, Tavolo Interventi Civili di Pace.
Questa iniziativa anche se tardiva rispetto alle drammatiche necessità che le vicende internazionali impongono, può tuttavia segnare un punto di svolta e rilanciare su scala nazionale e a livello di massa il movimento per la pace. Quest’estate, infatti, ha visto moltiplicarsi in maniera drammatica gli scenari di guerra tra l’indifferenza generale e il senso dell’impotenza che ha tramortito, tranne lodevoli eccezioni, il movimento pacifista, per lo meno nel nostro paese.
A piegare la volontà bellica del governo di estrema destra israeliano è stata l’eroica resistenza della popolazione di Gaza che è riuscita ad imporre una tregua ed alcune concessioni da parte del governo israeliano. Israele è stata costretta ad alleviare il blocco al fine di poter far circolare le merci, gli aiuti alimentari, il materiale per la ricostruzione; ha ristretto le zone di sicurezza per permettere ai contadini di accedere alle loro terre e ha esteso la zona di pesca di 9,6 km. Il prezzo pagato dalle popolazioni, tuttavia, è stato altissimo ancora una volta (più di 2000 morti e più di 10,000 feriti).
Senza dubbio non si può che essere felici che si sia, infine, giunti ad un accordo, ma le ragioni che spingono il governo Israeliano a premere su Gaza rimangono intatte. La politica coloniale prosegue e il diritto internazionale viene continuamente e impunemente violato. Dal 1948 che i palestinesi, a Gaza come nel resto della Palestina occupata, sono condannati a un’umiliazione perenne. Hanno perso la loro terra, l’acqua, la libertà, tutto. Più che mai dobbiamo essere al loro fianco.
Nel frattempo, il 15 settembre si sono riunite indisturbate a Parigi 27 grandi potenze per ribadire la loro guerra al terrorismo. Le stesse potenze che avevano mostrato a luglio e ad agosto tutta la loro indifferenza per le sofferenze subite dal popolo palestinese e dalla popolazione della striscia di Gaza. Il governo Renzi, sempre più complice delle politiche colonialiste e razziste del governo di estrema destra israeliano, si è fortemente allineato agli alleati occidentali.
Le grandi mobilitazioni di due anni fa della primavere arabe, avevano aperto nuove speranze e possibilità, per altro molte volte incomprese da parte della sinistra italiana, ma, in mancanza di forze politiche democratiche e di classe consolidate, hanno subito l’offensiva delle diverse componenti della classi dominanti.
L’imperialismo ha lavorato per la ricostruzione di vere e proprie dittature sanguinarie come in Egitto. Ora i bombardieri statunitensi e della Nato sganciano in questi giorni nuovamente le loro bombe in Iraq per contrastare l’Isis e l’avanzata dello Stato islamico che l’organizzazione islamista sta imponendo su un vasto territorio a cavallo tra la Siria e l’Iraq. L’Isis è un movimento reazionario ed estremamente pericoloso per gli interessi della masse popolari che va condannato e combattuto senza alcuna remora. Le atrocità che commette nelle zone da essa conquistate provocano ripudio e orrore. Per queste ragioni sosteniamo le forze e i settori democratici e popolari che lo combattono sul terreno come i kurdi del Pkk.
Non bisogna dimenticare, tuttavia, che questa situazione così drammatica e terribile è il frutto delle azioni dell’imperialismo nel corso dei decenni e, in particolare alle politiche statunitensi dell’amministrazione Bush e dei suoi alleati occidentali e regionali che hanno imposto in Iraq, dopo una tragica guerra, governi alleati fantoccio supini ai loro interessi. Per imporre le loro politiche gli Stati uniti e i loro alleati hanno completamente discreditato in tutta la regione i principi di democrazia e di sovranità nazionale, di cui si dichiaravano portatori. Si sono imposti con le bombe, la violenza e la tortura e hanno imposto la divisione su base “etnica” del paese.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il Medioriente è sempre più lacerato e frammentato, preda di ideologie oscurantiste e reazionarie. In questo contesto, le monarchie del golfo hanno visto accrescere le loro ambizioni. Sono state queste ad aver finanziato l’Isis che ha approfittato della politica criminale di Al Maliki in Iraq e di Bashar Al Assad in Siria per ritagliarsi un ruolo da protagonista in quei territori. L’ex primo ministro iracheno e il presidente siriano, infatti, hanno usato tutti i mezzi possibili ed immaginabili – le armi chimiche in Siria – per combattere, in nome della “guerra contro il terrorismo”, le opposizioni politiche e democratiche e le minoranze religiose, favorendo così, in particolare tra i sunniti, l’avanzata dell’Isis.
L’intervento degli Usa e dei loro alleati non ha nient’altro che lo scopo di mantenere il loro dominio nella regione. Non stupisce che il Pkk, impegnato nella resistenza all’Isis, sia ancora considerato un’organizzazione terroristica. Inoltre, mentre assistiamo ai bombardamenti, i governi europei, compreso il nostro, si guardano bene dal soccorrere gli oltre due milioni di profughi che fuggono dai massacri, garantire loro la protezione e il diritto di asilo, aprendo le frontiere. Esattamente il contrario di quello che fa ora con Frontex e che farà in seguito con Frontex plus rafforzando la militarizzazione del mediterraneo.
L’Europa si sta dimostrando, d’altro canto, incapace di padroneggiare la crisi Ucraina, altro fronte drammatico che vede lo scontro tra l’imperialismo americano, smanioso di spingere la presenza della Nato verso est fino ai confini con la Russia e il neoimperialismo grande russo di Putin che vuole reimporre il controllo di Mosca sull’intera regione. Entrambi prendono in ostaggio le aspirazioni e i diritti dei popoli che compongono il mosaico di quella regione, a partire dall’Ucraina. In un contesto di questo tipo trovano quindi spazio e ruolo, da entrambe le parti, le forze fasciste e reazionarie. Il terribile ingranaggio dello scontro, le minacce e i ricatti delle due parti, il peso drammatico della guerra con i morti che hanno ormai superato le molte migliaia, sono in atto e non è per nulla certa la capacità e la volontà dei contendenti di bloccarlo.
In questo fosco e complesso scenario è fondamentale che il popolo pacifista riprenda la parola senza prender parte alla competizione tra le varie potenze imperialiste, vecchie o nuove che siano, ma difendendo i diritti democratici e sociali delle masse popolari.
Sinistra Anticapitalista non può che dare il proprio sostegno alle popolazioni oppresse, ostaggio delle grandi potenze e delle forze reazionarie e a quelle realtà democratiche, laiche e socialiste che si battono per ottenere giustizia sociale, diritti e democrazia. Per questo difendiamo le mobilitazioni concrete delle masse per i loro diritti, contro le dittature di ogni genere (economiche, sociali, ideologiche e religiose), in Siria come in Iraq.
Denuncia la politica dei governi, quelli europei e quello italiano e chiede che condannino la politica dello Stato israeliano, prendano sanzioni contro la politica del suo governo, sospendano i trattati commerciali stipulati con esso e interrompano immediatamente qualsiasi forma di aiuto e collaborazione militare.
Per questo Sinistra Anticapitalista si impegna in una nuova e sviluppata attività internazionalista di solidarietà.